Il tempo e lo spazio. La percezione del mondo tra Otto e Novecento by Stephen Kern

Il tempo e lo spazio. La percezione del mondo tra Otto e Novecento by Stephen Kern

autore:Stephen Kern [Kern, Stephen]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: archivio ladri di biblioteche
pubblicato: 2014-07-26T22:00:00+00:00


Ma —

(tenete duro, rigidi alberi nodosi)

L’accecante e rosso — orlata macchia del sole —

energia strisciante, contro forza

concentrata — salda cielo, gemme, alberi,

li ribadisce in un corrugato sostegno!...

I rami succhiano nel cielo, ma il cielo reso sostanziale in «fessure gremite» s’intonaca contro di essi. Anche i colori sono le tinte piuttosto attenuate dei primi paesaggi cubisti, che contribuirono all’unificazione dell’intera superficie pittorica; e, come se il saldare non fosse sufficientemente forte, le gemme e gli alberi e il cielo sono anche inchiodati insieme in «un corrugato sostegno»87.

Esattamente come in fisica, con la teoria atomica e la teoria del campo, lo spazio era riconosciuto come sia costituente che attivo, così in arte lo spazio era realizzato in due modi positivi: la sua funzione costituente era soprattutto esplicita nella rappresentazione cubista dello spazio fra gli oggetti, e la sua funzione attiva può essere vista in Van Gogh, Munch, Cézanne e nei futuristi, che dipinsero uno spazio reso energico dagli oggetti posti in esso.

Negli ultimi due anni straordinariamente creativi della sua vita, Vincent Van Gogh creò sulla tela un indimenticabile mondo dinamico: i suoi paesaggi sono metafore visive della turbolenza della sua mente; i tetti ondeggiano con i contorni del terreno, i cieli fluiscono con le montagne che si ergono e gli alberi crescono innanzi ai nostri occhi, sferzando linee di forza in un’atmosfera che si avvolge a spirale nelle stelle, vortici intorno ad un sole prominente; negli autoritratti, le chiazze di colore esplodono corne se l’energia dei suoi occhi avesse fatto irruzione nello spazio attorno alla sua testa. Il suo universo era un campo continuo di energie, che muove in circuito attraverso la mente, il mondo e l’arte: nei suoi ultimi mesi, quando egli diventò pazzo, un sogno diffuso sembrava riempire l’intero spazio.

Il pittore norvegese Edvard Munch dette una forma visibile a tali intensità in L’urlo (1893): esso mostra una figura che urla terrorizzata su un ponte, stringendosi la testa fra le mani, isolata da due persone a distanza che si allontanano. La solitudine dello spazio circostante e l’isolamento della figura contrastano con l’ubiquità dell’urlo e con il sentimento di oppressioni intense che esso evoca. Il paesaggio dietro la testa simile a un teschio e lo spazio al di sopra di essa pulsano con le onde sonore. Anche Cézanne infuse energia allo spazio intorno agli oggetti: nei suoi ultimi paesaggi, il monte Sainte-Victoire appare simile ad un vulcano, che distrugge i contorni della campagna ed erutta nello spazio. In uno di questi dipinti del 1904, il primo piano è smaterializzato e dissolto in colpi di pennello verticali ed orizzontali di verdi, gialli ed azzurri88, la terra balza verso una cima, messa in risalto da lampi di co-lore che oscillano nello spazio al di sopra di essa, il cielo riecheggia le forme della terra, come se la montagna fosse stata appena espulsa fuori da esso e stesse ancora trasmettendo le onde d’urto attraverso l’atmosfera: c’è una somiglianza con i paesaggi di Van Gogh, nella misura in cui terreno, vegetazione e cielo formano strutture continue di linea, colore e lavoro di pennello.



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